La perdita del padre

Eccomi qua, sono passati vent’anni da quando ancora ero un ragazzino e cercavo di realizzare il mio più grande sogno: diventare giornalista! Oggi finalmente posso dire che ce l’ho fatta, con un po’ di tempo e molto impegno sono diventato persino il giornalista più conosciuto di Napoli. Inoltre, dopo diversi anni ho capito che la cosa più giusta è essere amico della luce e cercare di costruire la giustizia e non creare il buio, così ho smesso di spacciare.
Con il passare del tempo, alla redazione ho conosciuto una bellissima ragazza, Pasqualina, che tuttora è mia moglie e insieme abbiamo costruito una famiglia fantastica, con due piccoli gemellini, Giovanni e Angelo.
Un giorno, mentre mi trovavo alla redazione, mi arrivò una chiamata inaspettata da un numero sconosciuto, risposi e chiesi chi fosse. Era Rosa, l’amante di mio padre. Stupito le domandai il motivo per cui mi avesse chiamato. Rosa mi spiegò che lei e mio padre erano andati a fare un pic-nic in un bosco e lui si era allontanato per prendere tutto il necessario nell’auto.
Passati diversi minuti non si era fatto più vivo, così Rosa andò a controllare vicino all’auto, trovandolo morto.

Anche se avevo litigato, con mio padre, dopo la morte del professore, e non lo vedevo da anni, presi la macchina per raggiungere Rosa al bosco, ma ormai era troppo tardi, Non potevo più fare nulla per lui. Eppure proprio in quel momento sentii la mancanza di quell’uomo, spietato con gli altri, ma che era stato comunque mio padre e capii che forse dovevo perdonarlo, anche se ormai era troppo tardi per dirglielo. Cercai di capire chi fosse stato ad ucciderlo e dopo diverse ipotesi arrivai alla conclusione.
Il colpevole era il fratello minore del professore, dopo la morte del fratello che era stato il mio insegnante, non lo avevo più visto in circolazione, ma molto probabilmente stava già pensando alla vendetta.
Prima informai la polizia delle mie conclusioni, poi, passati alcuni giorni ebbi il coraggio di divulgare la notizia scrivendo un articolo per il mio giornale, raccontando i fatti nel modo più imparziale. mentre scrivevo quelle parole che raccontavano la fine di mio padre, provavo una profonda tristezza. Avrei preferito avere una famiglia più normale però quello era il mio passato e con il tempo iniziai ad accettarlo e pensai che dovevo andare avanti con coraggio e onestà, come avevo fatto dopo la morte del nonno.

Sofia Dragonetti e Erika Schiavio
Classe 2A Scuola Secondaria di Fontaneto d’Agogna