Tonino e i suoi amici 20 anni dopo

Finalmente dopo 20 anni sono riuscito a tornare a Napoli, anche se per pochi giorni. Infatti, dopo essermi laureato in Lettere avevo lavorato alcuni mesi alla redazione di Tiziana, poi trovai lavoro a Roma e mi trasferii lì.
Quando arrivai a Napoli, ero molto felice di rivedere Tiziana, Carmine e le mie sorelle per passare un po’ di tempo con loro prima di ritornare a casa mia.
Appena arrivato andai subito alla redazione, dove trovai Tiziana, aveva un’aria molto preoccupata e sconvolta. Mi disse che era appena avvenuta una rapina, decisi di accompagnarla per raccogliere notizie del fatto. Giunti sul luogo dell’accaduto, scoprii che quella era la panetteria di Carmine, lui era già in ospedale in gravi condizioni, con una ferita da arma da fuoco alla spalla.
Il mattino seguente, ritornai alla mia vecchia casa, lì trovai mia sorella Assunta. Titina invece non era in casa e Assunta non aveva sue notizie, mi sembrava strano che a casa non ci fosse nessun’altro. Assunta mi disse che dopo la denuncia che avevo sporto nei confronti di mio padre e dei suoi amici, lui era finito in carcere per l’omicidio del professore e per lo spaccio di droga. Mia madre, dopo che io ero finito alla casa protetta, girò tutta Napoli per cercarmi, era disperata e non aveva fatto più ritorno a casa. Insomma la mia famiglia era ormai disgregata. Raccontai della rapina alla panetteria a mia sorella, lei mi disse che questo evento era sicuramente una vendetta di mio padre nei confronti di Carmine, per averlo denunciato.

Alcuni giorni dopo, tornai sul luogo della rapina con Tiziana per scrivere un articolo sull’accaduto e fare luce sui fatti che succedono ogni giorno a Napoli. Mentre stavamo tornando alla redazione, vidi una pistola in un fosso vicino alla panetteria. Nel frattempo in ospedale Carmine era peggiorato e quella notte morì.
Appena lo venni a sapere, iniziai a piangere perché Carmine per me era stato come un padre, anzi il vero padre. A questo punto sapevo che era mio compito trovare il criminale che mi aveva privato di una persona così buona. All’improvviso ripensai alla pistola che avevo notato nel fosso vicino alla panetteria di Carmine. Tornai al fosso, per accertarmi che l’arma fosse ancora lì ma non c’era. A quel punto andai in redazione da Tiziana a raccontarle tutto e lei mi confermò che alcune persone avevano già trovato la pistola e che la polizia l’aveva sequestrata per esaminarla e magari scoprire delle impronte digitali. Tornai a Roma sconsolato. Circa due giorni dopo Tiziana mi chiamò e mi disse che avevano trovato la criminale: purtroppo si trattava di mia sorella Titina, certo sobillata da mio padre che dal carcere ancora faceva sentire la sua prepotenza; chissà se finirà mai questa scia di male nella mia città e soprattutto nella mia famiglia.

Marta Pelosi e Diana Visentin
Classe 2A Scuola Secondaria di Fontaneto d’Agogna