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Ballo al Moulin de la Galette

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RENOIR: Ballo al Moulin de la Galette

"Non male questa festa, vero, signori? Se si pensa che con pochi soldi si possono avere così tante galettes... un vero affare per lo stomaco e per il portafoglio!". "Non la facevo così attaccato al soldo, Ispettore Capo!" disse Legris. "E così goloso!" esclamò Clotilde Du Pont con un sogghigno, "Ogni anno le mie figlie ingrassano almeno di un chilo! Dovrei impedir loro di venire, qualche volta!" continuò con un'altra risatina. "Già, e neanche io potrei permettermelo, con il mio diabete" disse Le Bret " Però mi fa bene estraniarmi dal mondo dei malati per qualche ora: stare sempre incollato alla scrivania del mio ufficio, dopo un po' è deprimente..."
Il Moulin de la Galette era molto affollato, ovunque ci si girasse si incontrava un abitante della città di Parigi... dottori, pazienti, panettieri, venditori di giornali, insegnanti. Quasi tutta la Parigi borghese vi era riunita.
"Scusate, non vorrei interrompervi, ma dovrei assentarmi per andare in bagno, con il vostro permesso..." "Ma signora, si figuri! Faccia pure, i biscotti non finiranno!" esclamò l'ispettore capo Marceau sogghignando, e detto questo la Du Pont si allontanò. "Povera donna! Ha perso di recente la figlia maggiore! Dev'essere stata una grossa perdita! Così graziosa e simpatica! Chi l'avrebbe mai detto! Lei non ne parlava mai in giro". "Santi numi! Non vorrà scherzare, mio caro Le Bret! E di che cosa, pover'anima, sarebbe morta?" chiese allarmato l'ispettore capo Marceau. "Non so esattamente, non ero io a curarla, ma credo che avesse un disfacimento della parete dello stomaco! Un'ulcera molto grave!" disse Le Bret con un tono di voce che andava via via incupendosi. "Per l'amor del cielo, Le Bret! Lei mi sta facendo andare di traverso le galettes! Non starà scherzando! Che cosa terribile!" "Le assicuro che è così, non sto dicendo alcuna bugia. Tuttavia non è rimasta sola. Roxane era la maggiore, mentre adesso a farle compagnia ci sono ancora Cécilia, Brigitte e Aurélie." " Sia lodato il cielo!" "Per che cosa?" disse la signora Du Pont, che nel frattempo era tornata "Ah! Ehm... noi stavamo dicendo che..." continuò Marceau alquanto impacciato "Sia lodato il cielo, che non sono finiti gli aperitivi!" lo salvò furbescamente Legris. "Ma allora è vero che non sapete pensare ad altro che alla gola!" "Spiacenti, signora! Siamo colpevoli!" disse Marceau, che si stava riprendendo dal timore di far stare male la signora dicendole la verità.
All'improvviso un urlo assordante squarciò quel brusio di voci che aveva caratterizzato l'atmosfera fino a quel momento. Un gruppo di persone si accalcò vicino ad un tavolino non molto distante da quello dell'ispettore capo e della sua compagnia. Marceau si alzò dal suo tavolo molto goffamente, quasi da buttarlo a terra, si fece largo fra la folla e arrivò nel punto dal quale era arrivato quel grido. In un angolo del prato giaceva a terra un corpo pallido, privo di sensi, anzi morto.
"Chi è costui?" chiese Marceau sorpreso. "È il dottor Gaudry! Santo cielo, ma che gli è successo?" esclamò allarmata la signora Du Pont. Marceau e Legris si avvicinarono al corpo disteso insieme a Le Bret, "Dottore, ci dica lei che cosa gli è accaduto, la prego. Ci servono delle spiegazioni". Il dottore si piegò sul corpo immobile, misurò il polso e abbassò gli occhi. Fatto questo, si guardò intorno, prese in mano una galette mezza morsicata e l'annusò. Infine sentenziò: "Il dottor Gaudry, cara signora Du Pont e caro signor Marceau... signora?" "La perdoni..." disse un'altra signora "Nel vedere il cadavere non si è sentita molto bene e ha voluto andare a prendere un bicchier d'acqua". "Ma certo, si figuri. Stavo dicendo che il signor Gaudry è morto per avvelenamento".
Dalla folla circostante si levò un brusio: "Avvelenamento?" "Non è possibile!" "Andiamocene! Qui è pericoloso!". Tutti erano molto spaventati e non potevano credere ad una cosa simile. "Signori, vi prego, state calmi. Non allarmatevi! Se nessuno è uscito o entrato da questo cortile, questo vuol dire che l'assassino è ancora qui, oppure che non si è mai presentato alla festa. Vi devo chiedere di non allontanarvi, grazie!" dichiarò l'ispettore Marceau.
"Ma come, non ha senso che noi dobbiamo stare qui bloccati, senza muoverci, se l'assassino è qua, più vicino a noi di quanto crediamo!" disse una voce che non si era sentita fino a quel momento. L'ispettore, sorpreso, chiese: "Si può sapere, se non sono scortese, con chi ho il piacere di parlare?". Da un gruppo di persone si fece avanti un uomo alto, con un paio di baffetti ispidi e degli occhiali rotondi che gli circondavano gli occhi verde acqua. "Sono l'avvocato Platinì e stavo mangiando al tavolino con il dottore quando si è sentito male ed è... beh, è successo quello che è successo." "Allora ci dica chi pensa che sia l'assassino!"
"Esattamente..." e si guardò intorno con aria investigatrice "...lui, brutto sporco assassino!", e puntò il dito contro un cameriere di colore, il quale, sentendo tutti gli sguardi puntati su di lui, lasciò cadere il vassoio che teneva in mano, rompendo tutti i piattini e rovesciando tutte le galettes. "Io zignore? Non può ezere!" si lamentò in tono disperato il cameriere "No, lei dice di no! Ma l'ho visto io con i miei occhi, e quelli che stavano al tavolo con me, che è stato lei a portare quei maledetti biscotti! Lo neghi!". A quel punto la gente intorno cominciò ad arretrare e a mormorare sull'accaduto. "Dunque lei sostiene che è stato quest'uomo ad avvelenare il nostro povero dottore?" "Assolutamente sì!" rispose Platinì convinto "È lui che ha portato qui i biscotti, e poi non vede, è anche uno sporco negro! Ce l'ha portato via così e adesso non si può più tornare indietro!" continuò costui, paonazzo in viso. Ci fu un momento di silenzio piuttosto imbarazzante, in cui l'investigatore capo si raccolse per riflettere. Poi, ad un tratto, sentenziò: "Beh, se è così, allora... mi spiace, ma lei signore è in arresto!" e indicò il cameriere, che aveva il terrore negli occhi. Ci fu un ennesimo brusio e poi fu l'avvocato a parlare: "Credetemi, signore, avete fatto la cosa giusta!"
"Invece no! Perché dobbiamo scendere a conclusioni affrettate? Io non credo che dietro a questo omicidio ci possa essere una storia così semplice! Sarebbe troppo evidente! Credo piuttosto che qualcuno abbia voluto far puntare il nostro dito contro la persona sbagliata!" disse concitato Legris. "Ma allora per lei potrebbe essere stato chiunque!" affermò Platinì. "Certo, e sarà necessario interrogarvi ad uno ad uno, anche se questo richiederà del tempo sia a noi che a voi!". Così Marceau ed il suo aiutante cominciarono le indagini in quello stesso istante. Dapprima interrogarono tutti coloro che potevano essere sospettati e poi perlustrarono attentamente il luogo del delitto.
"Signor Marceau! Venga a vedere che cos'ho trovato! Non le sembra un po' strano?". Legris mostrò a Marceau una busta contenente dei soldi, una forte somma. Esternamente vi era, in una grafia femminile, la scritta "Grazie". "Ma signor Legris! Potrebbe darsi semplicemente che qualcuno li abbia persi, oppure che siano serviti per pagare delle galettes!" "Ma mi dica chi pagherebbe 1000 franchi per dei biscotti! A me più che altro questo sembra un indizio per le nostre indagini!" "Signor Legris, non vorrà mica interrogare ogni donna di questo paese!" "Se è necessario... no, si intende!" deviò Legris cogliendo un'occhiataccia di Marceau. Questo fu l'unico elemento interessante della giornata, poiché ogni persona interrogata aveva immancabilmente un alibi di ferro.
Il giorno seguente i due investigatori decisero di andare a trovare la povera signora Du Pont, che il giorno dell'omicidio era voluta tornare a casa, poiché, già fragile di nervi, si era sentita male vedendo il cadavere.
"Signora, mi dica, oggi si sente meglio?" chiese l'ispettore capo Marceau facendo vagare lo sguardo in casa Du Pont "Perché avrei qualche domanda da fare a lei ed alle sue figlie, se non le dispiace" "Ma certo, non è che sia al massimo della forma, ma io e le mie figlie non saremo dispiaciute di regalarle un po' del nostro tempo".
Detto questo, fece entrare le figlie nel salotto ed esse, con visi alquanto sbattuti, si accomodarono su di un divano a fiori. "Ragazze, non voglio trattenervi più di tanto, vorrei rivolgervi solamente alcune domande. Dove eravate ieri all'ora dell'omicidio?" "Io stavo ballando con il mio fidanzato" disse Brigitte, "Io stavo chiacchierando con mia nonna, che mi aveva intrattenuta" disse Aurélie più nervosa del solito, girandosi e rigirandosi le dita tra le mani.
"Io invece, purtroppo, non ho nessuno che possa testimoniare che stavo con gli altri, perché questo non è vero. Io non c'entro niente con questa storia, anche se, sì, io odiavo profondamente il dottore per quello che aveva fatto a nostra sorella..." "Scusi, signorina..." "Cécilia" lo aiutò lei, "Si potrebbe spiegare meglio?" chiese con aria interrogativa Legris. "Certamente. Il dottor Gaudry aveva curato nostra sorella Roxane, malata di ulcera, somministrandole delle medicine e assicurandole che con quelle sarebbe guarita totalmente. Quelle medicine, invece, si verificarono inutili e servirono solamente ad alleviare il dolore per qualche ora. Nostra sorella dovette così sottoporsi ai ferri di quel brutto incompetente ed inevitabilmente, dopo due settimane di ospedale, morì. Fu un brutto colpo per noi e per nostra madre. Ora capisce il motivo del mio risentimento?" Cécilia ricacciò indietro una lacrima. "Signorina, mi scusi, non vorrei sembrare senza cuore, ma capisce che in questo modo lei potrebbe essere la colpevole dell'omicidio?" "Sì, me ne rendo conto, ma le posso assicurare che non sono stata io!". A questo punto il pianto fu inevitabile e riuscì a convincere Marceau della sua innocenza; egli decise di passare a interrogare Clotilde Du Pont e di lasciar riposare per un attimo la signorina Cécilia.
"Venga, si accomodi, signora", la invitò Legris, "Lei conosceva il dottore?" "Sì, lo conoscevo" rispose sbrigativa. "E posso chiederle se conosceva anche il cameriere Usseph?" "Perché mi fa questa domanda?" "Lei si limiti a rispondere, questo è il mio lavoro!" "Lo conoscevo di vista." rispose secca. "E, un'ultima domanda... lei aveva svolto qualche altro lavoro prima di fare la stiratrice?" "Sì, non capisco che cosa c'entri, ma lavoravo al Moulin de la Galette! Comunque sono molto dispiaciuta per il dottore! Che brutta fine quella di morire avvelenati, non trova? E ora se non le dispiace, avrei delle faccende da svolgere, sa com'è..." "Certo, certo! Basta che metta una firma qui e poi sarà libera di andarsene" disse l'investigatore Legris. "Una firma? E per cosa?" "Nulla, nulla, solamente affari burocratici!" "Va bene... Arrivederci allora, e quando avrete scoperto il colpevole, fatecelo sapere!".
Detto questo, Marceau e Legris uscirono di casa e si incamminarono sulla strada del ritorno. "Non so lei, ma io ho ancora le idee confuse, anzi, più confuse di prima!" esclamò esasperato Marceau. "Ma come! Lei non ha colto? Non ha notato quel barattolo di medicine sul tavolino del salotto? E non ha notato la firma della Du Pont o la sua madornale contraddizione?". "Quindi non pensa che sia stato né Usseph, né la signorina Cécilia, ma un terzo colpevole?" "Esattamente", e così dicendo spiegò tutto a Marceau, che ancora una volta non si era dimostrato attento.
L'indomani, tutti coloro che erano presenti alla festa il giorno dell'omicidio vennero convocati al Moulin. "Bene, signori, oggi siamo riuniti qui per scoprire il colpevole del delitto e le sue dinamiche, cosa che qui qualcuno di noi conosce alla perfezione, vero signora Du Pont?" "Cosa vorrebbe insinuare, ispettore Marceau?" disse questa, strabuzzando gli occhi. Tutta la gente si girò a guardarla e si allontanò progressivamente da lei. "Sa benissimo quello che intendo! È stata lei a volere l'assassinio del dottor Gaudry, ma non si è macchiata le mani, perché, avendo già lavorato sul posto, conosceva bene gli inservienti e perciò decise di commissionarlo al povero Usseph, il quale, vedendo che gli venivano offerti tanti soldi quanto sono 1000 franchi, accettò. Per sua sfortuna, il tapino buttò, per la disperazione di essere stato accusato, la busta con i soldi e con la sua grafia in un cestino, ben visibile a tutti." "Non capisco di cosa stia parlando..." continuò la Du Pont, ma questa volta il suo tono di voce si era fatto più alto.
"Qual era il suo movente? Lei odiava il dottore fino alla morte, dato che aveva "ucciso" sua figlia Roxane e le aveva rovinato la vita. Così decise di farlo fuori con gli stessi medicinali che usava sua figlia per curarsi dall'ulcera, inserendoli nei biscotti in dosi massicce, nel momento in cui ci mentì dicendoci di dover andare in bagno. Ma durante l'interrogatorio si tradì da sola dicendo che morire avvelenati era davvero una brutta fine. Come faceva lei a saperlo? Nel momento in cui il dottor Le Bret aveva dichiarato la causa della morte di Gaudry, lei si era assentata per prendere un bicchiere d'acqua."
In quel momento tutti ammutolirono, tanto da poter sentire il respiro del proprio vicino. La Du Pont non ribatté e venne portata nella gendarmeria. Il caso era chiuso.



Aggiornato il 18 ott 2012 | isticomomo@genie.it

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